Riflessioni di una quasi sceneggiatrice.

Scrivere, ormai lo fanno in tanti.

Scrittori, ormai lo sono tutti.

A me non è mai interessato apparire.

Anzi. Sono piuttosto timida, e chi mi conosce bene lo sa.

Non ho la pretesa di definirmi scrittrice, anche perché qualcuno che stimo molto, un tempo mi disse che “scrittore è colui che scrive un’opera e viene pagato per questo”. E per quanto mi riguarda sono ben lontana da quella definizione.

Quindi dico: è successo. Mi sono trovata quasi per caso investita del ruolo di sceneggiatrice.

E, a quasi due settimane dalla “prima” ancora mi sento emozionata all’idea che delle attrici abbiano recitato dei miei monologhi davanti a un pubblico che ascoltava, che applaudiva, che rideva, che si intristiva.

Tante persone mi hanno fatto i complimenti, avvicinandosi e stringendomi la mano.

Ma il complimento più grande per me è arrivato da quelle sei donne che si sono fidate di me, che mi hanno dato carta bianca, che mi hanno permesso di creare dodici personaggi a loro ispirati senza mai dubitare del mio lavoro.

Questo è il più profondo e meraviglioso applauso che abbia ricevuto quella sera.

 

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la locandina dello spettacolo è opera di Chiara Varotto