Dasha.

Sabato 22 aprile, al liceo L. Stefanini di Mestre ha debuttato il mio brano “Dasha”, interpretato da Daniela Zangara durante lo spettacolo “Ti ho amato da morire” dell’associazione Padovadonne.

Eccolo.

« La vita è una stazione, presto me ne andrò, dove – non lo so dire »
(Marina Ivanovna Cvetaeva)
Mi chiamo Dasha.
In Italiano è Daria, almeno così mi hanno detto.
Non capisco bene cosa ci faccio qui, è pieno di signore molto più vecchie di me…forse si aspettano che faccia loro da badante visto che sono moldava? Spero di no, io il lavoro di mia mamma proprio non lo voglio fare. È per questo che sono andata a vivere per conto mio, per non vederla appassire. Io vorrei fare qualcosa di diverso, non so bene cosa, ma diverso.
Davvero non capisco, come ho fatto a finire qui?
Ero uscita con Dimitry per parlare, eravamo nel nostro solito posto, ho insistito perché lui non aveva niente da dirmi, ma io sì e alla fine ha accettato.
Abbiamo camminato nel vigneto, in Veneto dove viviamo noi ce ne sono molti. A me piacciono tanto perché mi ricordano la casa dei nonni, a Cimislia, dove sono nata.
E quella sera ho insistito io per venire qui, perché  era il nostro posto speciale e io speravo che qui, dove un tempo mi aveva giurato amore, cambiasse idea sulla bambina. Ma non è andata così.
Dimitry  mi portava sempre nei vigneti di Valdobbiadene quando era innamorato di me. Diceva che un giorno avremmo vissuto in una casa con un vigneto e avrei sentito meno la mancanza di Cimislia.
Forse è per quello che mi ha voluta lasciare lì, in quel vigneto di Valdobbiadene. Mi ha pure coperta con le foglie, gli dicevo sempre che la nonna mi faceva sdraiare sull’erba per sentire il loro profumo.
Alla fine è stato un gesto d’affetto.
Certo,  prima mi ha tirato una pietra in testa e mi ha strangolata, ma poi mi ha adagiata sulle foglie. È sempre stato così Dimitry, prima si arrabbiava e poi mi faceva i regali per farsi perdonare.
Chissà, magari è stato il suo modo di chiedermi scusa.
Solo che speravo di rimanere distesa sulle foglie di vite, invece mi hanno trovata ed eccomi qui in questo luogo sconosciuto dove sono la più giovane.
(Si tocca la pancia)
Ah no, in effetti c’è qualcuna di più giovane, lei, la mia bambina, Dimitry sapeva che non avrei potuto stare senza di lei.
E’ stato emozionante sentire le proprie parole recitate da un’attrice professionista di fronte a una platea di giovani studenti.
Spero che questa meravigliosa esperienza teatrale continui.
Grazie.
Padovadonne teatro
Photo Credits: Roberta Lotto.