Non era una domenica pomeriggio affollata, c’erano persone certo, ma niente in confronto alle folle inferocite pronte a tutto per accaparrarsi l’ultimo lettino.
Io e lui eravamo partiti con calma da casa, volevamo solo passare qualche ora in riva al mare, a far giocare il cane nell’acqua e a respirare un po’ di aria buona.
Non ero mai stata in quella parte di spiaggia, quella a ridosso della diga, dalla parte settentrionale, la parte che guarda l’isola di Pellestrina. Ho sempre avuto una passione per le dighe e in generale per tutti gli elementi che dalla terra si insinuano nel mare, come i fari; li trovo dei luoghi ibridi, solitari e coraggiosi che nel silenzio del loro isolamento vivono una vita a servizio degli altri. Ero lieta di trovarmi così vicina alla diga, mi sentivo protetta e a casa.
I miei pensieri vagavano tra il cielo grigio e la diga e quasi non mi resi conto delle persone attorno a noi. Persone. Solo persone. Pensai dentro di me, quasi a volermi rassicurare.
Invece no. Non era solo persone; c’era qualcosa di diverso in loro, qualcosa che mi scosse e che scosse anche lui.
Erano persone di tutte le età, bambini, adolescenti, adulti, qualche anziano; di sicuro erano miste anche sotto il profilo geografico e culturale, ma questo dato passava quasi inosservato. A un primo sguardo, sembrava di essere davanti a un insieme qualsiasi di persone.
Mi ci volle un buon quarto d’ora di passeggiata dentro quella folla per comprendere quel senso di disagio e malinconia che mi aveva assalita: erano persone che lottavano ogni giorno per potersi permettere quella mezza giornata di spiaggia libera in quell’angolo di mare che aveva più le sembianze di una discarica.
Di colpo mi sono sentita piccola e misera. La malinconia era arrivata perché non mi ero accorta subito di un dettaglio: io riflettevo sulla bellezza della diga mentre attorno a me imperava la bellezza della semplicità, la bellezza di chi si accontenta delle piccole cose, la bellezza di quelle persone che sudano ogni giorno sperando che quelle gocce di sudore possano rendere i loro figli più felici.