Mi sono sempre chiesta cosa spinga un musicista a suonare agli angoli della strada.
Non parlo di quei musicisti che usano la musica di strada come espediente per racimolare qualche soldo con cui poter sopravvivere. No. Parlo di quelli che suonano il violino, il violoncello, il flauto traverso. Persone distinte, di solito di una certa età, probabilmente diplomati al conservatorio, che non hanno per niente l’aria di qualche bluesman di strada.
Oggi pomeriggio, passeggiando per le vie di una Padova che pretende di essere très chic, ho sentito un suono di violino sotto i portici. Dopo qualche metro, nascosta tra due colonne di fronte a piazza Insurrezione, una signora distinta, minuta, un caschetto biondo con la riga di lato tenuta ferma da una forcina, muoveva con disinvoltura l’archetto sopra le quattro malinconiche corde di un vecchio violino. Cosa stesse suonando non lo so; ma lei, quella distinta signora col caschetto biondo, era del tutto rapita dalla sua stessa musica.
Non mi sono fermata ad ascoltarla. Ho rallentato il passo, cercando di sbirciare dentro la custodia aperta del violino, posata a terra: volevo capire se qualcuno le avesse lasciato dei soldi, o se ci fosse qualche cartello o scritta. Nulla. Solo degli spartiti.
Mentre proseguivo la mia passeggiata, mi sono chiesta la ragione per cui una signora così decida di suonare per strada, rischiando magari di essere schernita da qualche ignorante ragazzino, o peggio ancora. Dev’essere una motivazione davvero forte a darle il coraggio di scendere in piazza ed esporsi a un potenziale pubblico ludibrio, con il suo maglioncino a righe bianche e blu .
Forse un tempo la mia signora era un elemento di una grande orchestra di qualche rinomato teatro dell’est Europa. Suonava Strauss, Brahms e Wagner. La sua musica viaggiava lungo il Danubio. E un giorno, assieme alle note del violino, il Danubio ha portato con sé anche l’amore della signora con il caschetto biondo; e ora lei suona agli angoli delle strade d’Europa le stesse note che suonava un tempo, con la speranza di ritrovare quell’amore che se n’è andato sul bel Danubio blu.