Django, la luna e loro.

La luna piena nascosta dietro a qualche nuvola che ne filtra la luce e la fa apparire ancora più chiara.

Una piccola piazza di vecchi muri e mattoni ancestrali.

Un albero di fichi che con la sua virile imponenza ricorda che siamo prossimi all’estate.

Un’orchestrina di quattro elementi che suona le musiche manouches di Django Reinhardt.

Qualche bicchiere di Serprino dei Colli Euganei, fresco e frizzante.

E loro, i miei compagni di quel venerdì sera: essenziali elementi di quello che sarebbe potuto essere un estratto di un film di Woody Allen.

Un invito all’ultimo momento da parte di un caro amico: venite? Sì dai, veniamo! E via, percorriamo le dolci curve dei Colli Euganei fino a giungere a destino: Arquà Petrarca. Panche e tavoli di legno sparsi per la piazza di fronte alla chiesa di Santa Maria Assunta; fritoin di pesce e patatine, anche se pommes frites suonerebbe meglio. Gianni, in arte Jean, che con la sua chitarra dirige i suoi “Tsiganskaja”, quartetto di jazz manouche, una delle invenzioni musicali più incantevoli della storia, dove il jazz americano contamina la musica tzigana.

E loro, Piero, Ingrid, Monica, Giancarlo, Barbara, Arrigo, e tanti altri che con le loro storie rendono la serata un viaggio sensoriale ed emotivo. Persone con età diverse, con vite diverse, con passati diversi: tutti a raccontare una loro esperienza, un loro episodio di vita, una loro impressione di mondo. Divertenti e scanzonati, delicati e suggestivi come le musiche manouches.

…I’ll see you in my dreams, Django!

django